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Ph: Sofia Pari, manifestazione 6 aprile
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CPR Milano: un nuovo esposto del Naga richiede il sequestro

L'associazione chiede anche di accertare le responsabilità individuali della violenza esercitata dalle forze dell'ordine

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Il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milano chiuderà, sebbene, stando a quanto ha riferito il ministro dell’Interno Piantedosi in Senato, solo temporaneamente e per lavori di ristrutturazione e ampliamento che probabilmente ne aumenteranno la capienza. La notizia, trapelata circa 15 giorni fa, non ha ancora però una data certa di inizio lavori.

Questa novità ha suscitato diversi commenti positivi poiché almeno per un periodo «Milano si libera di un luogo di violenze, violazioni dei diritti fondamentali e razzismo istituzionale», ha dichiarato Riccardo Tomba, presidente dell’associazione Naga che insieme alla rete Mai Più Lager – No ai Cpr ha portato avanti un lavoro minuzioso, spesso sottotraccia, per denunciare con diverse modalità la gestione criminale del CPR. Una delle ultime iniziative è stata la manifestazione che il 6 aprile ha portato in piazza fino a via Corelli, nuovamente, migliaia di persone. 

«Abbiamo lottato per illuminare ciò che si voleva tenere nascosto e non abbiamo mai smesso di vigilare; quando il CPR fu commissariato, ribadivamo che la chiusura era l’unica gestione possibile: meno di quattro mesi dopo, i fatti ci danno ragione», ha commentato Tromba che ha voluto ricordare come ancora oggi ci siano troppe  persone rinchiuse nei CPR, tra cui quelle che già da qualche giorno vengono trasferite in fretta e furia da Milano: «Non le abbandoneremo, non ci accontenteremo, non ci fermeremo finché non avranno riavuto la libertà».

Depositato un’esposto per accertare le responsabilità delle violenze

Per continuare a difendere i diritti dei reclusi e proseguire la battaglia per la chiusura definitiva del centro detentivo, il 16 aprile, l’avvocato Eugenio Losco del Foro di Milano ha depositato un formale esposto presso la Procura della Repubblica di Milano. La richiesta è di effettuate le opportune indagini per accertare le responsabilità sia in relazione agli episodi relativi alla violenza esercitata all’interno del CPR da parte di alcuni appartenenti alle Forze di Pubblica Sicurezza, sia in relazione al malfunzionamento del CPR sotto l’aspetto amministrativo ed igienico sanitario.

Il Naga è venuto a conoscenza di quanto messo all’attenzione della Magistratura attraverso messaggi audio e video e foto provenienti da persone trattenute nel centro nel periodo tra il 10 e il 18 febbraio; alle segnalazioni hanno quindi fatto seguito tre accessi alla struttura effettuati allo scopo di accertare quanto stava accadendo, nel corso dei quali volontari del Naga e il dott. Nicola Cocco della rete Mai Più Lager – No ai CPR hanno accompagnato il consigliere regionale Luca Paladini domenica 11 febbraio e il consigliere regionale Paolo Romano venerdì 16 e sabato 17 febbraio.

I fatti a cui l’esposto si riferisce sono riassunti in un documento e sono avvenuti in un periodo in cui il ramo d’azienda di Martinina srl, l’ente gestore che gestiva il centro, era già stato sequestrato su richiesta della Procura della Repubblica di Milano, accolta dal GIP il 21 dicembre 2023; da quella data il CPR è quindi sottoposto tramite il Commissario al controllo della Magistratura.

Il CPR di via Corelli però ha continuato a rivelarsi un luogo dove, come scrive il dott. Cocco nella sua relazione su quanto riscontrato in quei giorni, si evidenzia “ancora una volta come continue pratiche di deumanizzazione messe in atto nel contesto del CPR portino alla legittimazione della violenza, che si sta pericolosamente confermando come la realtà principale in tale luogo, che dal punto di vista medico e di sanità pubblica, nonostante il recente commissariamento, continua a presentare gravissimi elementi di criticità”.

Il Naga in conferenza stampa nel presentare l’esposto ha voluto ribadire che nulla pare essere cambiato dal commissariamento in poi: «Siamo molto preoccupati: nonostante il provvedimento di commissariamento fosse motivato dalla necessità di interrompere la situazione di illegalità vigente nel centro nella vita quotidiana delle persone rinchiuse nel CPR non sembra esserci stato nessun cambiamento tangibile; anche nel periodo successivo ai tre accessi di febbraio il nostro centralino SOS CPR ha continuato infatti a ricevere segnalazioni di gravi irregolarità che mettono a rischio la salute dei trattenuti e la tutela giuridica dei loro diritti» ha dichiarato il presidente Riccardo Tromba.

L’associazione ha segnalato che alcuni alcuni video inviati ai volontari e attivisti della Rete mostrano una persona abbandonata a sé stessa vagare nei locali e nel cortile, totalmente incapace di gestirsi ed evidentemente imbottita di sedativi e un ragazzo molto giovane ha denunciato di essere stato rimpatriato senza che la sua domanda di protezione internazionale potesse essere valutata, sia pur con i limiti molto restrittivi imposti dalle attuali normative, perché un’operatrice del centro gli avrebbe impedito di manifestare la volontà di presentarla.

«Nemmeno la gestione commissariale sembra essere stata in grado di garantire i diritti minimi e inalienabili e il rispetto della dignità delle persone: a maggior ragione, non è sicuramente verosimile che il ventilato ampliamento e affidamento a nuovo gestore privato possa migliorare la situazione» ha proseguito Tromba sottolineando l’obiettivo finale: «Al fine di evitare il ripetersi dei trattamenti disumani e degradanti che vengono segnalati fin dalla sua riapertura come centro di detenzione amministrativa nel settembre del 2020, l’esposto presentato dal Naga si chiude perciò con la richiesta di sottoporre a sequestro preventivo l’intera struttura con l’effetto di chiuderla»

«La nostra attività di osservazione del CPR di Milano non finisce certamente con questo esposto; al contrario, specialmente ora, a fronte della necessità di svolgere lavori di ristrutturazione del centro e di avviare la procedura per affidarne la gestione a un nuovo Ente, vogliamo ribadire con forza il nostro appello a tutte le organizzazioni della società civile a vigilare su quanto accadrà, a tutela non solo dei diritti delle persone straniere ma di quelli dell’intera cittadinanza”, ha concluso Riccardo Tromba.

Redazione

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