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Bangladesh – Perdura ancora oggi una inadeguata tutela dei diritti umani fondamentali

Tribunale di Roma, ordinanza del 4 luglio 2018

Una interessante decisione del Trib. di Roma che preso atto che la protezione di cui alla lett. b) dell’art. 14 può essere accordata in presenza del rischio di tortura o altra forma di pena o trattamento inumano o degradante ai danni del richiedente nel suo Paese d’origine, da valutarsi in ragione dello stato del diritto nel paese di appartenenza e della situazione personale del richiedente (…), ben motiva stabilendo che:
“È indubbio, infatti, che in Bangladesh perduri ancora oggi una inadeguata tutela dei diritti umani fondamentali. Come riportato da diverse fonti ( USA Department of State, 2015 Country Reports on Human Rights Practices Bangladesh , http://www.refworld.org/docid/5716129fc.html – Amnesty International, Report 2015 The State of the World’s Human Rights Bangladesh, http://www.ecoi.net/local_link/297345/419701_en.html – Human Rights Watch, World Report 2015 Bangladesh, http://www.refworld.org/docid/54cf83c146a.html ), lo scarso controllo delle Autorità sulle forze locali di sicurezza ha condotto più volte al dilagare di fenomeni di stampo corruttivo, di arresti e detenzioni lunghe arbitrarie e pretestuose, di fenomeni di tortura e di sparizioni. Il debole rispetto delle regole, la propensione all’impunità delle condotte illecite tanto delle forze di polizia quanto dei soggetti dotati di influenza politica, hanno spesso impedito ai cittadini di affermare i propri diritti. È permesso, infatti, arrestare e detenere a lungo una persona benché solo accusata, senza garanzie motivazionali, ordini dei giudici o legali autorizzazioni. Il diritto alla difesa, inoltre, è lontano dallo stato del diritto internazionale: spesso impedito o ristretto. Tutto ciò, unito alla degradante situazione dei fermati nelle carceri bengalesi,a trattamenti crudeli e a scarse condizioni igienico-salutari, ha innestato nel richiedente il timore di incorrere in situazioni di pericolo e di non-diritto”.

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Tribunale di Roma ordinanza del 04 Luglio 2018.