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Bologna – La prefettura anticipa la chiusura dell’hub di via Mattei senza rispettare i diritti dei richiedenti asilo e dei lavoratori dell’accoglienza

Personale dell'accoglienza e realtà cittadine in presidio permanente da questa mattina

Fotografie di Gloria Chillotti

Venerdì 7 giugno la prefettura di Bologna aveva disposto per il giorno 14 giugno, senza alcun confronto con enti gestori e istituzioni, la chiusura dell’HUB regionale di via Mattei adducendo come motivazione la necessità dell’urgente ristrutturazione.
183 persone accolte verranno trasferite in maniera coatta, di queste 144 a Caltanissetta. 35 operatori e operatrici dell’accoglienza perderanno il lavoro.
In perfetta continuità con le recenti politiche migratorie verrà interrotto brutalmente il percorso di inclusione di persone accolte, sradicandole dal territorio.
Contro questo provvedimento, i lavoratori e lavoratrici dell’accoglienza avevano ottenuto un incontro in prefettura dall’esito insufficiente.

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«Siamo in presidio permanente da stamattina alle 8:00 in via Mattei 60 di fronte all’Hub», dichiarano le operatrici e gli operatori che hanno appreso solo ieri che la prefettura ha disposto di anticipare i trasferimenti coatti degli ospiti del centro a oggi nel primo pomeriggio. Insieme a loro sono presenti molte realtà sociali e sindacali cittadine e gli avvocati di ASGI che stanno organizzando un punto informativo e legale per supportare i richiedenti asilo che non accettano di lasciare la città e i loro percorsi di inclusione sociale.

«Chi non vuole partire per Caltanissetta – continuano gli operatori – si trova costretto a dover rinunciare all’accoglienza e a rimanere sul territorio di Bologna senza nessuna tutela. Operatori, mediatori e avvocati, hanno lavorato tutta la notte per fornire agli ospiti informazioni legali, sanitarie e logistiche ai fini di garantire la maggior tutela in modo che possano prendere in prima persona decisioni che riguardano il loro percorso migratorio. Viene negato a lavoratori e lavoratrici, uomini, donne e bambini migranti del centro il diritto ad autoderminarsi a causa di scelte imposte da altri, nonostante le controproposte presentate dagli enti gestori e la richiesta di aprire un tavolo di confronto.
Vengono negati diritti, dignità e libertà a tutti in nome del fatto che questioni sociali, come immigrazione e lavoro, vengono gestite come situazioni di sicurezza tramite decisioni prese unilateralmente da prefettura e ministero dell’interno senza interpellare amministrazioni comunali, professionisti del settore, sindacati e società civile».

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L’ASGI ribadisce che la decisione del Prefetto di Bologna e del Ministero dell’interno è stata assunta «senza consultare né informare preventivamente le autorità locali sul cui territorio il Centro è collocato, come dichiarato dall’assessore al welfare del Comune di Bologna.
A parte ogni considerazione sulla attuale qualità delle relazioni tra pubbliche istituzioni, è opportuno ricordare che l’Hub Mattei è stato istituito in forza dell’Intesa in sede di Conferenza Unificata Governo, Regioni ed Enti locali, siglata il 10 luglio 2014 (Rep. Atti n. 77/CU), con cui sono stati messi “in campo interventi di tipo strutturale, in un contesto di leale collaborazione fra i livelli istituzionali” al fine di gestire al meglio il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo. Tra detti interventi era prevista la realizzazione di Centri/Hub regionali o interregionali, nei quali inviare i richiedenti asilo, con tempi di permanenza brevi in attesa di formalizzare la domanda di protezione internazionale ed essere poi inviati in strutture di accoglienza sul territorio regionale. L’Emilia Romagna è stata la prima ed unica regione ad istituire l’Hub».

«Evidente – continua l’associazione – che la decisione di trasferire le persone attualmente ospitate presso l’Hub Mattei al di fuori della regione viola quell’Intesa ma anche il diritto di ogni singolo/a richiedente asilo a trovare una collocazione in ambito regionale, tenuto conto che sono molti i richiedenti che qui vivono da un anno o da molti mesi, vari stanno seguendo corsi di formazione o hanno intrapreso attività lavorative, molti hanno già avuto un diniego di riconoscimento della protezione internazionale e stanno proponendo ricorso davanti al competente Tribunale di Bologna e molti altri hanno ricevuto la convocazione davanti alla Commissione territoriali nelle prossime settimane».

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ASGI e i firmatari della lettera 1 criticano e ritengono grave anche la scelta di aver tenuto fino ad oggi i richiedenti asilo nell’Hub Mattei, «ben oltre la temporaneità prevista dall’art. 9 d.lgs. 142/2015» e non facendoli dunque beneficiare «dell’accoglienza di cui all’art. 14 del medesimo d.lgs. prima della sua modifica operata con il D.L. n. 113/2018, né che abbiano trovato ospitalità presso un ordinario CAS».

«Tuttavia – aggiungono – non può ammettersi che, anche in conseguenza dell’inadempimento delle autorità pubbliche, le quasi 200 persone che si trovano nel Centro Mattei subiscano oggi un ulteriore grave pregiudizio, venendo improvvisamente trasferite in regioni lontane e senza informazione né del tipo di struttura, né della precisa località. Occorre ricordare che l’art. 15, co. 4 d.lgs. 142/2015 prevede che il trasferimento da una struttura di accoglienza ad un’altra possa essere disposto “per motivate ragioni, dalla prefettura – ufficio territoriale del Governo in cui ha sede la struttura di accoglienza che ospita il richiedente” o, se in una diversa provincia deve essere disposto dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno. Disposizione che si applica anche nel caso del Centro Mattei, che peraltro ha perso la sua natura di centro temporaneo, in quanto i richiedenti vi soggiornano da molti mesi se non da un anno e più.
La Direttiva 2013/33/UE prevede il diritto all’informazione sulle modalità di accoglienza (art. 5) e stabilisce che i trasferimenti da una struttura all’altra avvengano “soltanto se necessari”, disponendo, in ogni caso, che “i richiedenti possano informare i loro avvocati o consulenti legali del trasferimento e del loro nuovo indirizzo” (art. 18 par. 6).

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Il repentino quanto improvviso trasferimento dal Centro Mattei impedisce ai richiedenti asilo non solo di avere idonea informativa su quanto sta loro accadendo ma anche di contattare i propri legali per la tutela dei loro diritti.
Ogni richiedente ha diritto ad essere singolarmente informato, per iscritto, della decisione di trasferimento ed ha diritto di opporsi giudizialmente contro di essa.
Un gran numero dei richiedenti asilo ha ricevuto una decisione di rigetto della domanda di riconoscimento della protezione internazionale ed è in attesa di depositare il ricorso giurisdizionale: evidente che il trasferimento in luoghi lontani da Bologna impedirà l’esercizio effettivo del diritto di difesa, pregiudicando l’intera condizione del richiedente oltre a creare incertezza per l’individuazione del Tribunale territorialmente competente (art. 4 DL 13/2017).
Molti altri richiedenti hanno già le date di convocazione davanti alla Commissione territoriale di Bologna ed il loro trasferimento comporterà uno spostamento della competenza all’esame presso un’altra Commissione e l’impossibilità di prepararsi adeguatamente all’audizione in assenza di operatori professionalmente preparati per detta attività e con i quali hanno stabilito imprescindibili rapporti di fiducia.
Il mutamento di domicilio da una struttura all’altra creerà anche criticità nelle notificazioni dei vari provvedimenti inerenti la procedura di riconoscimento della protezione internazionale e la notificazione stessa diverrà impossibile nel caso in cui il richiedente asilo rinunci all’accoglienza a causa del trasferimento e non sia in grado di comunicare il proprio nuovo domicilio all’autorità di pubblica sicurezza (art. 11 d.lgs. 25/2008).

Evidente la gravità dei molteplici pregiudizi che subiranno i richiedenti asilo presenti nell’Hub Centro Mattei a causa dell’improvviso e repentino trasferimento in altri luoghi. Neppure può ritenersi che il trasferimento dei richiedenti asilo in strutture di accoglienza collocate in regioni lontane dall’Emilia Romagna risponda ad un preciso interesse pubblico, tenuto conto che dai dati forniti dal Ministero dell’interno (audizione del prefetto Di Bari davanti alla Commissione affari costituzionali del 29.5.2019) risulta che nella regione vi sia un esubero di più di 2000 posti in accoglienza CAS (8.307 presenze nei CAS a fronte di una capienza complessiva di 10.574 posti).

Non è, dunque, giustificato l’improvviso trasferimento dei richiedenti asilo in Sicilia, cui consegue illegittimo esborso di denaro pubblico.

Non da ultimo – concludono – si evidenzia il grave danno che l’improvviso ed immotivato trasferimento arrecherà ai diritti dei lavoratori impiegati presso l’Hub Centro Mattei, che nel giro di poche ore perderanno il lavoro».

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Un primo bilancio

Il presidio iniziato la mattina si è trasformato nel tardo pomeriggio in un corteo fino in Comune, e poi in piazza Nettuno si è svolta un’assemblea per raccontare alla cittadinanza quanto successo e tracciare un primo bilancio.
Il lavoro di questi ultimi giorni del personale impegnato nell’accoglienza ha dato la possibilità alle persone accolte di scegliere avendo a disposizione informazioni corrette. Solo 39 richiedenti asilo hanno accettato il trasferimento in Sicilia, mentre la prefettura per 65 richiedenti asilo ha dovuto cedere e ricollocarli in vari Cas regionali; 23 invece sono stati accolti dalla Caritas e i rimanenti, tolti le famiglie e i soggetti vulnerabili smistati anche loro in Cas regionali o negli ex Sprar, sono rimasti sul territorio grazie ai propri contatti personali.

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  1. ADL COBAS Emilia Romagna – Ya Basta Bologna – Federazione del sociale USB – Antigone Emilia Romagna – Giuristi democratici – Associazione Trama di Terre – ARCI Bologna – SENLIMA – Associazione Bianca Guidetti Serra – Hayat onlus – Associazione Donne in nero – Comitato Donne per Nasrin Sotoudeh – CARITAS Bologna – Coordinamento Migranti Bologna – Centro Salute internazionale ed interculturale