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Centro di accoglienza in festa: ad Asti si può fare

di Vito D'Ambrosio, giornalista e scrittore

In una domenica segnata dalla notizia del raid fascista e terroristico di Macerata ad Asti accade che venga dato conto di un progetto di accoglienza che “offre una narrazione diversa della migrazione”. Accade anche che si possa discutere di accoglienza e nel contempo fare festa. Di questi tempi non è cosa da poco.
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Siamo a Villa Quaglina una struttura ex seminario degli Oblati di San Giuseppe. Un complesso immobiliare alle porte di Asti che è stata riconvertita a centro di accoglienza. La struttura, presa in carico nel 2014 dal Consorzio Co.al.a e dall’associazione PIAM Onlus, che da anni si occupa di donne vittime della tratta e di accoglienza di migranti ospita una quarantina di migranti.

Sono per lo più giovani africani di varie nazionalità, afghani e pachistani in attesa di regolarizzare la propria posizione. Per loro il Consorzio Co.al.a e il Piam hanno attivato percorsi progettuali che consentono agli ospiti di formarsi ed “avere così un bagaglio di conoscenze professionali da poter spendere sul mercato del lavoro”.

La grande casa è circondata da sei ettari di campi e vigne. Proprio dalla terra e dalla riscoperta delle antiche colture e culture che questo luogo è diventato un autorevole e riconosciuto progetto di accoglienza. Molte testate giornalistiche estere sono venute a raccontare questa esperienza. Domenica 5 febbraio, alla festa, per esempio, erano presenti i giornalisti della televisione australiana.

In questi quattro anni di attività molte sono le persone passate da Villa Quaglina e in questa prima domenica di febbraio i proponenti del progetto di accoglienza hanno voluto dare conto del lavoro fatto e dei risultati realizzati. Un incontro pubblico che ha mischiato astigiani e migranti sotto lo stesso tetto per festeggiare un progetto che coniuga “biodiversità agricola e umana”. Infatti dai campi che circondano la villa che erano ettari di rovi e ramaglie dovuti all’inutilizzo sono spuntate le coltivazione del mais ottofile rosso, il mais giallo marano. Ma anche il grano saraceno, grano antico Verna, il grano antico del sud e il Maracan. Il tutto coltivato senza ricorrere a pesticidi e diserbanti. Una lavorazione “che avviene nel pieno rispetto della tradizione”. Produzioni abbandonate e che sono riemerse grazie alla potenza progettuale dei gestori del “campo profughi” e degli stessi ospiti che hanno potuto partecipare all’attività di “valorizzazione di prodotti tradizionali che anche i ‘ragazzi’ migranti conoscono”.

La presidente del Consorzio Co.Al.A, Angela Bosio sottolinea che nonostante “Il momento critico qui ad Asti l’accoglienza non ha prodotto troppe complicazioni” e il presidente di PIAM Onlus, Alberto Mossino, ha proposto una relazione sulle attività svolte dalla sua associazione. Progetti che hanno avuto un buon impatto sul territorio. Alcune di queste iniziative sono state prese ad esempio per altre realtà.

Asti è stata la prima città che ha promosso l’idea di accoglienza diffusa chiedendo ai suoi cittadini la disponibilità di ospitare dei migranti in un percorso protetto di ospitalità domestica e, racconta Mossino, città come Milano, Roma vengono a studiare questo modello di accoglienza.

Presentando le produzioni agricole di Villa Quaglina il PIAM Onlus, ente gestore dei progetti di accoglienza SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) ovvero “la rete degli enti locali che per realizzare i progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo”, ha voluto restituire alla comunità i numeri del suo agire. Contemplano misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio – economico. Nel 2017 il PIAM Onlus ha gestito l’accoglienza di 130 migranti di cui 23 minori, ripartiti su due progetti Pro.Met.E.O e Agape. Sempre nel 2017 sono stati attivati 47 tirocini nei settori dell’industria, ristorazione, pulizie e manutenzioni, servizi, artigianato e lavori pubblici presso i Comuni.
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Villa Quaglina è circondata dal verde. Si possono toccare con mano i risultati ottenuti. Hanno la forma dei sacchetti di farina gialla, delle farine di grano tenero o duro e delle bottiglie di Modibò, il vino di Villa Quaglina, così denominato in omaggio ad un ragazzo arrivato dal Mali che per “primo si è dedicato a questa vigna autoctona”. Significa che lo sforzo è di trasformare l’accoglienza dei migranti in un tempo utile per tutti: per i territori che ritornano a nuova vita e per le persone che cercano in Europa una nuova possibilità di vita.

Anche l’assessora alle politiche sociali del Comune di Asti, Mariangela Cotto, ha voluto essere presente e sottolineare l’importanza che questo progetto di accoglienza ha nel tessuto cittadino astigiano e le ricadute positive che questi progetti di accoglienza hanno sul territorio.

In chiusura dell’incontro non poteva mancare il momento ludico: musica e degustazione dei prodotti di Villa Quaglina a sottolineare che anche in “Un centro di accoglienza è possibile condividere attimi di festa”.

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