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Europe Zarzis Afrique: prove d’azione in uno spazio di frontiera

“Noi, che siamo implicati”.
Dinanzi alla condizione dei migranti in Libia. Prove d’azione in uno spazio di frontiera

La scena delle persone migranti in Libia è quella di una assoluta mostruosità: migliaia di persone detenute nei campi formali e informali, torture, stupri, estorsione di soldi alle famiglie, lavoro forzato, condizioni di vera e propria schiavitù, mentre la via di fuga verso il mare e i viaggi verso l’Europa sono quasi del tutto bloccati dalle politiche di esternalizzazione dell’Unione europea e in particolar modo dell’Italia, dal sempre più frequente blocco delle imbarcazioni da parte della guardia costiera libica e dalla chiusura dei porti italiani e europei per l’approdo.

È una scena che tutti conosciamo, aggravata in questi ultimi giorni dalla guerra tra i due governi libici, affiancati da diverse milizie, per il controllo della città di Tripoli e di altre aree strategiche del territorio. Le ultime notizie parlano di migranti intrappolati tra i combattimenti e di altri costretti a combattere per una delle parti in guerra.

In quanto semplici abitanti e attiviste di una zona che dalla Libia passa per la Tunisia e arriva in Europa, dal momento che, in modi diversi, siamo implicati/e nella condizione infernale dei migranti in Libia (perché in Libia sono detenuti, perché in Tunisia in parte transitano e negli ultimi mesi in misura sempre maggiore, perché in Europa alcuni arrivano e perché l’Europa è stata determinante nella creazione dell’inferno libico), da qualche mese stiamo cercando di mettere in moto un processo in grado di rompere, almeno in parte, tale situazione.

Abbiamo provato a immaginare un’azione dal basso, completamente diversa da quella degli stati e delle organizzazioni internazionali co-implicate nelle loro politiche, ma che, contemporaneamente, cerca di andare al di là del quadro estremamente limitato in cui le politiche migratorie dell’Unione europea sono riuscite a incanalare le azioni di contrapposizione.

Lo faremo a partire dalla città di Zarzis, sulla costa tunisina e vicina alla frontiera con la Libia, luogo di partenza di molti giovani tunisini, e di arrivo, in questi ultimi anni, di alcune persone migranti sub-sahariani, soccorsi in mare o passati attraverso la frontiera terrestre.

Una città di frontiera dove la produzione di morte delle politiche migratorie dell’Ue e degli stati co-implicati in tali politiche è esperienza quotidiana, nel dolore delle famiglie dei migranti tunisini dispersi, nel ritrovamento dei corpi in mare da parte dei pescatori, nel loro continuo impegno nel soccorso dei naufraghi, nel seppellimento dei morti, nella documentazione e costruzione della memoria di ciò che sta accadendo.

Qui, vorremmo provare a costruire forme di produzione di economia e di esistenza alternative, per gli abitanti di Zarzis così come per i/le migranti in arrivo dalla Libia, e per iniziare tale processo ci siamo dati appuntamento durante la prima settimana di agosto 2019 (dall’1 al 5) con diverse iniziative: alcuni laboratori su pratiche alternative di agricoltura, artigianato, pesca, turismo e una marcia alla frontiera con la Libia, in questo momento luogo cruciale del gioco delle necropolitiche migratorie.

Vi invitiamo a leggere e a sottoscrivere l’appello sul nostro sito:
europezarzisafrique.org
Facebook

E a partecipare all’iniziativa di Zarzis dal 1 al 5 agosto 2019 (qui il programma)
Per contatti:
mail: [email protected]

Gruppo informale Europe Zarzis Afrique, Carovane Migranti