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Lo strumento del visto umanitario nel diritto dell’Unione europea: un canale di accesso legale e sicuro tra proposte e criticità

Tesi di Laurea Magistrale di Eleonora Andriolo

Photo credit: Carmen Sabello

Università di Pisa

Dipartimento di Scienze Politiche
Corso di Laurea in Studi internazionali
Curriculum “Governance delle migrazioni”

Tesi di Laurea Magistrale
Lo strumento del visto umanitario nel diritto dell’Unione europea: un canale di accesso legale e sicuro tra proposte e criticità

Abstract

Il presente elaborato si prefigge l’obiettivo di indagare, nell’ambito del diritto dell’Unione europea, l’evoluzione del dibattito sullo strumento del visto umanitario come procedura di ingresso protetto (PEP) e la possibilità di inserire tale misura nella discussione in corso sui canali di ingresso legali e sicuri verso l’Europa per i potenziali beneficiari della protezione internazionale.

Tale necessità è stata analizzata nel Capitolo 1 a partire dallo studio della c.d. “crisi dei rifugiati”, e delle responsabilità attribuite all’Unione e ai suoi Stati membri. Partendo dagli studi condotti all’interno del c.d. Human rights based approach, nel Capitolo 2 si è indagata l’applicazione ratione loci dei trattati internazionali e regionali sui diritti umani, al fine di evidenziare i limiti imposti alla discrezionalità statale in tema di accesso al territorio per gli stranieri e di capire se tra questi si sia nel tempo consolidato un obbligo per gli Stati membri di rilasciare un visto di ingresso per motivi umanitari.

All’interno di tale discussione si è approfondito il tema della proiezione (extra)territoriale della Carta dei diritti fondamentali dell’UE e dell’acquis dell’Unione in tema di asilo.

Proprio a partire da un’interpretazione estensiva della Carta di Nizza, una parte della dottrina ha infatti tentato di affermare l’esistenza per gli Stati membri dell’obbligo di rilascio di un “visto umanitario”, ai sensi degli artt. 19 e 25 del Regolamento n. 810/2009 (Codice Visti). Nel Capitolo 3, infine, si è analizzata criticamente l’area di intersezione tra diritto di asilo e politica dei visti di breve durata dell’Unione, intesa come corollario all’acquis di Schengen.

Se nei capitoli precedenti si era trattata la politica dei visti UE quale tecnica di esternalizzazione di controlli di frontiera, qui ci si è invece concentrati sul Codice Visti e sulla previsione del visto a territorialità limitata (VTL) per motivi umanitari.

Successivamente, si sono indagati il tentativo di Riforma del Codice in parola del 2014 ed i pareri discordanti dei legislatori dell’UE: è infatti all’interno di tale procedura che il Parlamento europeo ha tentato di inserire un “visto umanitario europeo”, ridefinendo i “motivi umanitari” e gli “obblighi internazionali” già regolati dal Codice Visti.

A seguito dello studio delle diverse posizioni assunte dalle istituzioni europee e dopo un’analisi della sentenza della Corte nel Caso X e X c. Belgio del marzo 2017, si può affermare che il dibattito sull’adozione di un visto umanitario europeo, come strumento autonomo o complementare agli altri schemi di accesso legale e sicuro, resti un tema attuale.

Il lavoro si conclude con una rappresentazione dei possibili scenari futuri sull’adozione del visto umanitario europeo, in un contesto ancora aperto a sviluppi e criticità.
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