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Regolamento Dublino: conclusioni dell’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea – un nuovo panorama possibile?

Photo credit: Carmen Sabello

L’avvocato generale Sharpston della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nelle sue Conclusioni in relazione a due procedimenti relativi alla rotta migratoria del Balcani occidentali, riconosce la situazione d’emergenza e mette in discussione l’automatismo di Dublino.
L’avvocato ritiene che nelle circostanze eccezionali della cosiddetta “crisi migratoria”, gli Stati Membri in cui le domande di protezione sono state presentate per la prima volta, siano competenti per l’esame delle stesse.

In dettaglio, l’avv. Sharpston fa riferimento a due cause in corso, casi specifici ma non dissimili dall’esperienza di molti migranti e richiedenti asilo che, dall’estate 2015 fino a marzo 2016, sono transitati sulla rotta balcanica.
Uno è il caso di A.S., un cittadino siriano che ha viaggiato dalla Siria alla Slovenia, presentando a quest’ultima la domanda di protezione internazionale. Le autorità slovene però hanno ritenuto che, secondo Dublino III, la domanda di A.S. fosse di competenza della Croazia, essendo che il richiedente aveva “varcato illegalmente” la frontiera di uno Stato membro – in questo caso la Croazia – in provenienza da un paese terzo. A.S. ha però impugnato la decisione della Slovenia, poiché ha ritenuto che il suo transito in Croazia non potesse essere ritenuto “illegale: l’attraversamento in massa della frontiera non è stato solamente tollerato, bensì facilitato attivamente da parte dello Stato membro in questione (fra il 16 settembre 2015 e il 5 marzo 2016 sono entrate in Croazia complessivamente 685.068 persone).

Il secondo caso riguarda le famiglie Jafari, fuggite dall’Afghanistan e arrivate in Austria, anche loro attraverso la rotta balcanica, dove hanno presentato domanda di protezione internazionale. Diversa causa, stessa sorte: le autorità austriache hanno ritenuto che fosse la Croazia lo stato competente per l’esame della domanda, ai sensi del regolamento Dublino III. Anche in questo caso, le famiglie Jafari hanno impugnato la decisione dell’Austria, sostenendo che il loro ingresso e transito in Croazia è stato autorizzato per motivi umanitari, in conformità con il Codice Frontiere Schengen, e quindi non è possibile definirlo “illegale”.

In entrambi i casi, il lasso di tempo in questione è quello che tutti ben conosciamo: dall’estate 2015 a marzo 2016 più di un milione di persone si sono dirette verso l’Unione Europea, con un “movimento di massa di persone attraverso l’Europa che determina le circostanze assolutamente straordinarie che caratterizzano il contesto” delle due cause in esame.

È bene sottolineare come le due cause in questione non siano casi isolati, bensì una prassi che stati come la Croazia vedono verificarsi ogni giorno: nell’anno 2016, le persone trasferite in Croazia da altri Stati membri – i cosiddetti “dublinati” – sono state 601: 368 dall’Austria, 87 dalla Svizzera, e 68 dalla Germania 1.

L’avv. Sharpston ritiene quindi che “le parole «attraversamento clandestino» nel regolamento Dublino III non sono applicabili a una situazione in cui, a seguito di un afflusso di massa di persone in Stati membri di frontiera, questi ultimi hanno consentito a cittadini di Paesi terzi di entrare e di transitare nel proprio territorio per raggiungere altri Stati membri”.

Nonostante le conclusioni dell’avvocato Sharpston non abbiano un valore giuridico vincolante (in quanto il contenuto potrebbe essere rimesso in discussione dal resto dei membri della Corte di Giustizia dell’Unione Europea), le questioni sollevate aprono la possibilità di un cambio di prospettiva importante, anche da parte degli stessi organi Ue, rispetto all’applicazione di Dublino.

Leggi le Conclusioni in inglese
Leggi le Conclusioni in italiano

  1. http://www.asylumineurope.org/reports/country/croatia/dublin

Maddalena Avòn

Sono Maddalena Avon, vivo e lavoro a Zagabria dopo essermi laureata a Bologna con una laurea in Relazioni Internazionali specifica su studi e ricerca sull’est Europa.
Lavoro al Centro studi per la Pace di Zagabria e sono attiva in diversi collettivi nella regione come quello dell'Iniziativa Welcome!
Mi occupo di supporto diretto dei migranti e richiedenti asilo in Croazia, lavorando più nello specifico sul monitoraggio e la denuncia dei pushback e le violenze ai confini.