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Rosarno: cronaca di una morte annunciata

Una nota di Medici per i diritti umani

Photo credit: Collettivo Mamadou

Una donna morta, un’altra gravemente ferita. Questo al momento il bilancio del devastante rogo divampato ieri notte nella tendopoli/baraccopoli di San Ferdinando nella Piana di Gioia Tauro, il ghetto più grande d’Italia che ospita duemila migranti impiegati nella raccolta degli agrumi. Oltre metà’ dell’insediamento è andato distrutto insieme ai pochi averi di tante persone.

Solo poche settimane fa Medici per i Diritti Umani, che opera da anni nella Piana con una clinica mobile, denunciava le spaventose condizioni di vita e di lavoro in cui sono costretti migliaia di braccianti stranieri. “Nulla è cambiato rispetto alle disumane condizioni materiali che portarono otto anni fa alla cosiddetta rivolta di Rosarno” si leggeva nel comunicato di Medu.

Ora qualche cosa è cambiato: ci sono anche i morti. Al di là delle dinamiche dell’incendio che andranno indagate, un elemento è certo: le grandi responsabilità delle istituzioni di questo paese che ampiamente a conoscenza di questo annoso e drammatico fenomeno, poco o nulla hanno fatto per prevenire quanto accaduto ieri notte.

Medici per i Diritti Umani

Un'organizzazione umanitaria indipendente e senza fini di lucro che nasce per iniziativa di un gruppo di medici, ostetriche e altri volontari impegnati in una missione nelle Ande ecuadoriane.
Si costituisce nel 2004 con l’obiettivo di curare e testimoniare, portare aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, e - a partire dalla pratica medica - denunciare le violazioni dei diritti umani e in particolare l’esclusione dall’accesso alle cure.