Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Terminati gli sgomberi di Eko Camp, Hotel Hara e Bp. Gli ultimi campi informali nella Grecia del nord

di Andrea Panico

Hara Camp, foto di Radio Kras

Dopo lo sgombero del campo di Idomeni, l’entrata scenica delle ruspe nella foresta di fronte Hotel Hara dove ancora resistono le ultime famiglie di pachistani e nordafricani, l’Eko Camp era rimasto l’ultimo grande campo non ufficiale nel nord della Grecia.
Sorto quasi sei mesi fa, a 20 km dal confine macedone nei pressi della stazione di servizio Eko, ospitava soprattutto migranti curdi siriani e alcune minoranze irachene.
I dati di UNHCR al 9 di giugno parlavano di 1.950 persone con una percentuale intorno al 40% di minori, i dati forniti dal governo di una popolazione poco più di 1.800 migranti. Secondo MSF ieri, al momento dello sgombero, Eko contava oltre 50 donne incinta.
L’ultimo lembo di terra dove i migranti che si erano rifiutati di dirigersi verso i campi militari, piantate le tende, continuavano ad avere la possibilità di interagire col mondo esterno.
Nel campo, affiancandosi e sempre più spesso sostituendosi alle NGO più grandi, i volontari indipendenti hanno allestito in questi mesi una cucina da campo per sopperire alla mancanza di cibo, una scuola per insegnare ai bambini le lingue, due centri medici di prima urgenza, un centro femminile, Radio No Border, provveduto alla distribuzione del vestiario e delle canadesi.

A differenza di quanto avvenuto ad Idomeni, l’evacuazione forzata dei migranti non era stata annunciata, nessuna data fissata, solo il gioco al terrore psicologico delle continue ronde di agenti in borghese e delle volanti, che da settimane ormai fermavano le vetture che si dirigevano o si allontanavano dalla tendopoli.

Durante le prime ore della sera del 12 giugno, due pullman della polizia hanno parcheggiato nell’area di sosta, presente sulla carreggiata opposta della autostrada, dove si sono trattenuti decine di agenti in tenuta antisommossa.
Intorno alle 4 del mattino, due camioncini di MSF hanno lasciato il campo e una pattuglia di agenti interrogata su cosa stava avvenendo si è rifiutata di rispondere avvertendo solo alcuni attivisti di “abbandonare entro un’ora il campo per non avere conseguenze legali”.

Il nervosismo tra i migranti, alle prime luci del mattino riscaldava l’aria umida e impediva a chiunque di dormire. “Non ci hanno detto nulla. Non ci fanno neanche sapere se dobbiamo tenerci pronti ad essere portati via in chissà quale luogo sperduto della Grecia”, spiegava Mohammed ad alcuni attivisti ancora svegli.
Ci sono stato in uno di quei posti, un mese. Sono scappato. Il cibo è pessimo. Piuttosto di tornarci mi uccido qui o torno in Siria a morire nella mia terra”, continuava Abdallah.

Secondo quanto riferito dall’agenzia giornalistica ANA-MPA nell’operazione di sgombero di ieri sera sono stati coinvolti circa 300 agenti.
Alle 8:30 le vetture della polizia e gli agenti in borghese erano ormai ovunque nel campo ordinando a gran voce a tutti i richiedenti asilo di salire sui pullman.
Agli abbracci e i pianti si alternavano le urla degli agenti di non perder tempo e di non temere perché i migranti avrebbero avrebbero potuto recuperare i propri effetti eventualmente in un secondo tempo.

La totale assenza di funzionari UNHCR ha permesso, ancora una volta, alle forze di polizia di esautorare le leggi e intimidire quanti avevano intenzione di assistere allo sgombero e filmare eventuali abusi.
A decine di attivisti che hanno tentato di prestare il loro aiuto alle famiglie in difficoltà è stato impartito di allontanarsi immediatamente dalla zona minacciando l’arresto immediato.
Decine di volontari e freelancer sono stati fermati, costretti a distruggere le foto dello sgombero e trattenuti per oltre un’ora lungo il ciglio dell’autostrada. Condotti in centrale a bordo di due cellulari della polizia sono stati identificati e rilasciati solo due ore più tardi.

Intorno alle 17:30 dell’Eko Camp erano rimaste solo le tende a prendere acqua e il silenzio della calma dopo la tempesta. 32 pullman hanno trasportato 1.132 rifugiati presso il campo di Vasilika, a sud di Salonicco.

Stamattina sono iniziate le operazioni di sgombero degli altri accampamenti vicini al confine.
Dalla stazione di servizio BP e dall’Hotel Hara sono partiti 11 pullman con 630 persone a bordo dirette ai campi di Vagiohori e Oinofyta.

Postcard from Hara Camp di Macao

Andrea Panico

Attivista, fotografo e ricercatore.
Mi sono laureato in giurisprudenza nel 2012, con un master in diritto del commercio internazionale nel 2015 e un master in African Studies nel 2018.
Lavoro come consulente di Diritto dell'Immigrazione.
Sono autore di inchieste e reportage dalle frontiere mediorientali e quelle europee.
Per contatti [email protected]