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Ventimiglia. Sgombero in corso

A Ventimiglia sono in corso le operazioni di sgombero presso la Chiesa di S.Antonio. Rafforzati i controlli alla frontiera

Ventimiglia, 16 luglio – La colazione è stata distribuita per l’ultima volta questa mattina, ma da adesso in poi i cancelli della chiesa rimarranno chiusi. Al suo interno verranno ospitate solo le famiglie con bambini e, forse, non più di 40 persone potranno essere sistemate nel cortile esterno.

Per ricevere i pasti e accedere al servizio docce i profughi sono stati “invitati” a spostarsi nel nuovo “centro temporaneo di prima accoglienza” sito nella zona nord del Parco Roya, un’area cementata e arsa dal sole che si trova a 4 km dal centro della città, lungo binari di scartamento della ferrovia Ventimiglia-Cuneo.
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Nei 30 “moduli abitativi”, dei container dall’aspetto soffocante che sono stati stipati l’uno affianco all’altro, stanno per essere trasferiti i primi 100 profughi. Pare che questi verranno scelti tra i minori non accompagnati e i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 22 anni. Insieme a loro viene fatto traslocare anche il container con docce e bagni che si trova nel cortile della chiesa, dove non rimarrà altro che il piccolo bagno interno.

In un’assemblea tenutasi ieri pomeriggio, il presidente di Caritas Ventimiglia ha assicurato agli ospiti che non verranno trasferiti forzatamente e che potranno decidere liberamente se andare o meno nel nuovo campo. Gli altri 80 ragazzi dovrebbero essere trasferiti tra Domenica e Lunedì.

All’esterno della Chiesa, nel parcheggio e sotto il cavalcavia di Via Europa ci sono ancora tantissime persone. Stando al numero di pasti distribuiti negli ultimi due giorni dai volontari della Caritas il numero si aggira intorno ai mille.
Le persone “in esubero” rimarranno per strada.
Tra gli shabab, l’indignazione verso questa ennesima presa in giro è forte. Sono stufi di rimanere bloccati in questa prigione: sono venuti in Europa sperando di ritrovare quella dignità umana che nel loro paese gli è stata strappata dalla guerra e invece, mi dice B., si ritrovano qui sotto questo cavalcavia polveroso, ridotti come animali, senza sapere cosa gli succederà, invisibili e senza futuro. Non staranno a guardare, faranno sentire il loro dissenso.

Tutti si chiedono quando arriverà la polizia a prenderli. La rappresentante di UNHCR ieri ci ha detto che “si teme che molti vengano trasferiti nei CIE”. Se si tratti di Cie, Hotspot o Hub regionali non si sa ancora, ma le deportazioni verso altri centri sono annunciate.

Aspettiamo di vedere cosa accadrà nelle prossime ore. Stay tuned.

Andrea Panico

Attivista, fotografo e ricercatore.
Mi sono laureato in giurisprudenza nel 2012, con un master in diritto del commercio internazionale nel 2015 e un master in African Studies nel 2018.
Lavoro come consulente di Diritto dell'Immigrazione.
Sono autore di inchieste e reportage dalle frontiere mediorientali e quelle europee.
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