“Siamo esseri umani, abbiamo diritto ad un’accoglienza degna“. Con questa fondamentale consapevolezza che non può rimanere solo un principio astratto, sabato mattina si è svolto sotto la prefettura di Vicenza un presidio organizzato dai richiedenti asilo ospitati presso le strutture delle cooperativa “Le Orme”, uno degli enti gestori che, assieme ad altri 34 operatori economici, si sono aggiudicati il servizio di accoglienza ed assistenza dei richiedenti protezione internazionale nella provincia di Vicenza 1. Insieme ai circa 70 migranti, hanno preso parte all’iniziativa anche un nutrito gruppo di persone solidali e attivisti/e di “Welcome refugees” del centro sociale Bocciodromo.
#Vicenza. Richiedenti asilo sotto la prefettura "vogliamo un'accoglienza dignitosa, abbiamo dei diritti". Nei cartelli i motivi della protesta. "Vogliamo un incontro con la prefettura per esporre le nostre ragioni" pic.twitter.com/MimxVE3W3N
— Melting Pot Europa (@MeltingPotEU) November 11, 2017
Il malcontento per le condizioni dell’accoglienza è emerso chiaramente durante gli interventi al megafono e descritto sui tanti cartelli colorati che hanno accompagnato il presidio sotto palazzo Volpe. Dopo un’ora, una delegazione di richiedenti asilo e attivisti ha potuto incontrare il vicario del prefetto Parente e la dirigente Leonardi, ai quali è stato consegnato un documento con l’elenco delle forti criticità riscontrate.
#Vicenza presidio sotto la prefettura "il bando per l'accoglienza prevede dei servizi fondamentali che non sono garantiti. Chiediamo anche che sia garantita la residenza e i documenti. Non siamo qui per i soldi! Vogliamo essere liberi e indipendenti". pic.twitter.com/PmfKC9aTQQ
— Melting Pot Europa (@MeltingPotEU) November 11, 2017
L’incontro è servito per entrare nel merito di tutte le inadempienze dell’ente gestore “Le Orme”, alcune delle quali, come lo stato in cui versa l’appartamento dove i richiedenti asilo vivono, sono state comprovate anche da fotografie. Al tempo stesso, la delegazione ha denunciato la presenza di situazioni analoghe anche in altre strutture ed ha richiesto un maggiore controllo sull’operato degli enti gestori e visite ispettive a sorpresa.
Infatti, secondo quanto riferito dai richiedenti asilo ospitati in alcuni centri sparsi nel territorio provinciale, il sistema d’accoglienza ha molte ombre. Dopo mesi di raccolta di informazioni, emerge un contesto molto problematico, dove ad una insufficienza di beni materiali (varietà del cibo, vestiario, prodotti per le pulizia e l’igiene…) si abbinano soprattutto una serie di mancanze che rendono più incerto e precario il presente dei migranti, come l’assenza di supporto e orientamento per preparare il colloquio con la commissione territoriale, di mediatori formati, di percorsi di inclusione sociale, di assistenza sanitaria adeguata e di momenti di ascolto.
“Non veniamo né informati sui nostri diritti né ascoltati. Quando stiamo male gli operatori minimizzano i nostri dolori e le nostre richieste di visite mediche non vengono prese in considerazione“, hanno detto i richiedenti asilo ricordando la morte per un malore di un giovane guineano di soli 19 anni e denunciando anche il comportamento non certo impeccabile di molti operatori e dei responsabili dei progetti. “Non vogliamo più ricevere minacce di essere trasferiti o di essere messi alla porta se chiediamo di essere ascoltati“.
Quanto richiesto dai richiedenti asilo non è nulla di più di quello che dovrebbe essere garantito a loro e che è messo nero su bianco nel “capitolato speciale d’appalto”, il documento della prefettura nel quale sono descritti i servizi e le modalità per assicurare “l’apprestamento delle misure necessarie al pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona, anche in considerazione della sua provenienza, della sua fede religiosa, del suo stato di salute fisica e psichica, della differenza di genere, compresa l’identità di genere, della presenza di situazioni di vulnerabilità […]”. 2
Per quanto riguarda l’iscrizione anagrafica, è stato accertato che la responsabilità è tutta del Comune di Vicenza e degli altri comuni della provincia che continuano in modo illegale a negare il diritto alla residenza.
La giornata è perciò terminata con la proposta di iniziare una campagna di pressione sui comuni per il diritto alla residenza e con la volontà da parte di tutti di rafforzare questo percorso rivendicativo, continuando nel contempo un lavoro di monitoraggio indipendente rispetto la condizione dell’accoglienza in città e provincia.